Maggio 2023

A Maggio la natura riesplode rigogliosa, preparandosi alla luce estiva.

Abbiamo già parlato di questo mese come di quello dedicato a Maia, divinità pagana da cui verrà presa l’ispirazione per creare la figura devozionale della Madonna cristiana. In effetti il culto pagano della Madre Terra trasformato in quello della madre del Cristo è molto istruttivo per capire le dinamiche esistenti all’epoca tra il vecchio culto romano/etrusco e questa nuova religione proveniente dal vicino Oriente, che a contatto con il mondo romano e greco perse pian piano le sue originali connotazioni ebraiche per adattarsi alle popolazioni italiche ed elleniche (fu principalmente, almeno all’inizio, Saulo o Paolo di Tarso a svolgere quest’opera di trasformazione).

Per altro, in questo mese erano numerose le festività dedicate a divinità femminili: oltre ovviamente a Maia, vi erano le Floralia dedicate alla Dea Flora, divinità italica a protezione della vegetazione (come si evince dal nome), della primavera e della gioventù.

Sempre a tema agricoltura, feste annuali venivano dedicate a Cerere (probabilmente richiamava la greca Demetra); nel nome stesso della dea, era presente la radice indoeuropea *ker, che indicava appunto qualcuno che aveva in sé il principio della crescita.

Addirittura la festa dedicata alla Bona Dea, il cui tempio era situato sull’Aventino, era circoscritta alle sole donne e vietata ai maschi.

Una festa molto interessante era quella degli Argei, celebrata il 14 maggio. Gli Argei non erano altro che 27 fantocci di vimini con mani e piedi legati che venivano gettati nel Tevere dalle Vestali. Al rito partecipavano anche, come cariche ufficiali, i pontefici ed il pretore.

Questa ritualità non sembra tanto richiamare antichi sacrifici umani, pratica da cui i Romani erano disgustati, quanto simbologia di rinascita della natura e della vegetazione, che veniva rinnovata con l’acqua.

Altra interpretazione richiama la figura di Ercole, probabilmente un antico eroe realmente esistito e consacrato a semidivinità per le sue imprese. La leggenda narra che Ercole e i suoi compagni giunsero nel Lazio e qui sconfissero un mostruoso gigante, Caco. I compagni dell’eroe rimasero poi nel Lazio e, alla loro morte, chiesero che i loro corpi venissero gettati nel Tevere per poter giungere nel mare e da cui portati dalle onde fino ad Argo, loro città natale. Ma i loro discendenti li seppellirono nella terra e al posto dei loro corpi gettarono nel fiume dei fantocci.

Un’ulteriore interpretazione di Varrone richiama invece a una conquista; i 27 Argei, principi al seguito di Ercole o mercanti devoti allo stesso Ercole provenienti da Argo (va considerato che i mercanti all’epoca non erano semplicemente degli scaltri affaristi, ma dei veri e propri soldati, abituati a lottare contro i pirati), giunsero come invasori e si stabilirono nel Campidoglio. Ma la popolazione, ribellatasi, li gettò nel fiume come ospiti sgraditi.

Per altro, i riti erculei, prettamente maschili (il primo atto del nascituro Ercole fu strangolare due pitoni, sacri alla Grande Madre) erano contrari proprio ai riti sopra citati dedicati alla Madre Terra, Cerere e Maia.

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