Giampaolo sul Cervino: momento di gloria tra sogni e grossi spaventi.

Erano anni che sognavo di salire questa parete e finalmente assieme a “Pancia di gomma”, così goliardicamente chiamato per la sua capacità di cadere rimbalzando sulla parete, riusciamo a percorrere la via Schmid sulla parete Nord del Cervino.

Era da un po’ di tempo che seguivamo le condizioni di questa parete. Nonostante le informazioni raccolte non fossero positive, la voglia di una grande avventura era tanta. E non volevamo salirla con la ressa di cordate, come succede quando si sa che le condizioni sono buone. Pancia di gomma mi dice:

“Giampaolo smettila di farti paranoie. Ma quanta gente credi che possa salire da quella via? Mica siamo alle Fornaci di Beinasco durante il periodo natalizo!”

In effetti non aveva tutti i torti.

L’alta pressione è dalla nostra, e un venerdì saliamo a Zermatt con una giornata strepitosa. Lasciata l’auto a Täsch, arriviamo in taxi a Zermatt e attraversiamo tutto il paese verso gli impianti di risalita. Un primo troncone ci porta a Furi (1867m) e il secondo a Trockener Steg (2939m) – sarebbe molto più comodo salire a Schwarzsee (2583m) più diretta per l’HörnliHütte, ma è chiuso fino al 23.

Dall’arrivo dell’impianto con un lungo traverso verso ovest, su neve a tratti profonda, arriviamo alla base della Cresta dell’Hörnli, che prima con qualche scala e passerella e poi su sentiero porta al Rifugio con un bellissimo bivacco invernale, con venti posti letto, senza coperte, ma energia elettrica, luci e toilette.

La notte passa veloce, interrotta da due gruppi di ritorno dalla Normale, uno di quattro rumeni rientrati alle 21:30 e uno di tre bulgari arrivati alle 1:00, mentre per noi la sveglia

Suona alle 2:30 e troviamo i bulgari che ancora cenano nella sala da pranzo, mentre noi facciamo colazione.

Alle 3:15 lasciamo l’accogliente rifugio e ci dirigiamo sul versante nord. Abbiamo ancora nelle narici il nauseante odore del mangiare dei Bulgari. Con un traverso verso ovest, in piano su un pendio glaciale, si arriva sotto la seraccata che si passa senza difficoltà sulla sinistra, su di una lingua di neve. Si continua ad attraversare fino al margine destro della rampa, che da inizio alla via, nell’unico punto dove si riesce a superare agevolmente la crepacciata terminale.

“Leghiamoci per superare la terminale, non vorrei doverti rincorrere giù per l’intera montagna mentre rimbalzi come una pallina magica” dico a Pancia di Gomma.

Ci siamo legati in questo punto, per poi slegarci appena sopra.

La prima parte della rampa è su neve pressata, che però presto lascia spazio al ghiaccio duro, comunque sempre a 50°/55° per cui non ci leghiamo. Iniziamo ad attraversare verso destra prima di arrivare in cima allo scivolo e ci portiamo sotto una costola rocciosa. Qui ci leghiamo prima di superare verso destra nel punto più debole la costola (numerosi chiodi).

Da qui l’andamento della via è in traverso ascendente verso destra. Subito dopo la costola si vede la rampa inclinata alla base dell’enorme bastione strapiombante che sta sotto la Solvay, che costituisce la parte centrale della via. Non bisogna salire subito alla goulotte, che si vede in alto, ma attraversare sotto più semplicemente per poi risalire appena dopo aver superato uno spigoletto sempre verso destra (soste presenti). Alla base della rampa c’era una esile goulotte che a tratti lasciava scoperte le rocce a tratti era coperta di neve ma la salita è sempre stata abbastanza agevole. Tutto questo tratto l’abbiamo salito in conserva lunga. Le soste sono presenti quasi sempre ogni 50-60m.

All’uscita della rampa si scala un camino un po’ più complicato (difficile da proteggere)

Giampy vai su te che in queste cose vai meglio….. e cerca di sbrigarti”

“Certo Guma. Vado io e poi se ti va ti faccio anche un caffè o se preferisci ti cucino alla Bulgara”.

“Nooooo piuttosto un clistereeeeeee….. aahahahahah”.

Si attraversa un canale-goulotte con andamento ascendente da destra a sinistra (da non risalire, ma è evidente visto che la via non va mai verso sinistra). Appena fuori dalla balistica del canale c’è una buona sosta, da cui si attraversa ancora per 30m su misto poi per 70m su neve in diagonale ascendente, indovina un po’: sempre verso destra. Si arriva sotto una goulotte a 80°-85° che in alto è quasi strapiombante la si sale per 20m (4+ chiodi sulla destra ma difficili da utilizzare, con viti corte ci si protegge discretamente su ghiaccio) dopo di che ad una cengia si attraversa ancora a destra per 30m su roccia (sosta alla base della goulotte, in cima ad essa e a metà del traverso).

Il traverso su roccia porta all’ultimo terzo di via che sale su neve, attualmente non in buone condizioni, spesso solo una decina di cm di neve inconsistente separano dalla roccia. Qui il percorso è abbastanza libero ma sempre tendente a destra fino a raggiungere la cresta di Zmutt, dalla quale arrivare alla vetta è semplice: si aggira sul versante N un unico salto più ripido della cresta, con percorso logico ed evidente.

“ ca….zzoooooo”

Il grido di Pancia di Gomma mi fa sobbalzare, sono io che sto procedendo da primo di cordata anche se stiamo salendo in conserva.

Con la coda dell’occhio vedo il mio compagno che sta cadendo verso il lato sinistro della cresta, forse è scivolato oppure si è staccata una roccia sotto il suo peso.

Istintivamente, senza pensarci sopra, mi butto dalla parte opposta della cresta, il dolore del ginocchio con l’urto contro uno spuntone di roccia è infuocante…. Subito dopo arriva lo strappo della corda che nel frattempo è andata in tensione.

“Dio, fa che la corda regga e non si strappi”. Passano alcuni secondi che sembrano un’immensità, la corda ha retto e dalle bestemmie che giungono dalla parte opposta della cresta anche GUMA sta bene, anche se probabilmente con i pantaloni pieni per la paura.

Recupero la corda e riconquistato il filo di cresta; aiuto il mio compare a risalire il bel volo che ha fatto di 25 metri.

“Dammi la mano pistolone e non ti permettere più di farmi uno scherzo simile!”

Un forte rumore fastidioso mi fa sobbalzare dal letto, è la sveglia che avevo impostato ieri sera.

Sono le 6.30 del mattino.

Mi alzo con fatica e dopo colazione carico la macchina con lo zaino e parto per raggiungere il rifugio Benevolo 2285 m in val di Rhemes, tutto era stato solo un sogno ma domani salendo la Granta Parei dalla via normale avrò anche io il mio momento di gloria.

A cura di Giampaolo Buri, presidente TriskellClombing

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