Gennaio 2023

Gennaio, riparte l’eterno ciclo delle stagioni, dei mesi, degli anni.
Nel mese del dio Giano, il mese di passaggio e ponte tra il vecchio e il nuovo, molte erano le festività che i Romani celebravano, tra cui i la festa per Esculapio ed i Compitales, di cui già abbiamo parlato.
Interessante era la celebrazione dei Paganalia, la festa dei villaggi rurali. Il termine pagano infatti deriva esattamente da pagus, villaggio, in quanto gli antichi riti erano più difficili da estirpare da parte del Cristianesimo nelle campagne rispetto alle cosmopolite città. Qui deriva anche la similitudine tra pagano ed ignorante o comunque sempliciotto, mentre si trattava semplicemente di persone devote alle loro tradizioni che non capivano come una religione proveniente da terre lontane avesse la pretesa di scardinarle.
Celebrate il 24 gennaio, i Paganalia erano soprattutto dedicati alla protezione della semina, che nel periodo invernale cresce sotto la terra e la neve al sicuro dall’ambiente esterno, quando il clima risulta quello corretto. Ovviamente accanto al raccolto si invocava anche fertilità per le donne e floridità per il bestiame, tutto ciò che il mondo di quegli antichi agricoltori richiedeva. Forse istituita da Servio Tullio, forse da Numa Pompilio, in ogni caso era festività prettamente italica.
Invocate erano soprattuto Tellus, la Madre Terra, e la dea Cerere (la Demetra greca), ma anche divinità minori richiamanti l’aratura, la semina, la raccolta. Alla prima veniva sacrificata una scrofa gravida, mentre alla seconda si dedicavano, in maniera meno cruenta, torte di farro (il farro era il cereale più utilizzato da quelle popolazioni).
La curiosità era l’esistenza di una Trinità femminile dedicata al ciclo dell’agricoltura, Tellus per la nascita del seme, Cerere per la trasformazione da seme a spiga, infine Proserpina per la morte. La più invocata era certamente Cerere, che secondo la leggenda insegnò l’arte della coltivazione in Sicilia, terra dove in effetti il culto della dea era molto forte. I suoi 12 aiutanti, le divinità minori di cui sopra, rappresentavano le varie fasi della coltivazione; l’elenco è lungo ma è curioso leggerne i nomi (qui in italiano): il dio della prima aratura, della seconda aratura, dell’aratura generica, dell’erpicatura, dei solchi, dell’innesto, della zappatua, del diserbo, della vendemmia, della raccolta, dell’immagazzinamento delle messi, dell’utilizzo dei prodotti.
Oltre naturalmente a sacrifici e preghiere, c’erano anche momenti di festa: danze e banchetti non mancavano per gente che aveva poche occasioni per riposarsi e festeggiare.
Come sempre, una religione al servizio dell’uomo e non viceversa.

 

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